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Depressione

Depressione

La Depressione è un’alterazione costante del “tono dell’umore”, importante funzione psichica che, con la sua flessibilità, ci consente l’adattamento al nostro mondo interno ed esterno.
Nella Depressione il tono dell’umore si fissa verso il basso, perde la sua flessibilità e non è più influenzabile da eventi positivi e favorevoli.
Nelle fasi più lievi o in quelle iniziali, lo stato depressivo può essere vissuto come incapacità a provare un’adeguata risonanza affettiva o come accentuata labilità emotiva.
Nelle fasi acute, invece, il disturbo dell’umore si fa più evidente e si sperimentano vissuti di profonda tristezza, sgomento, disperazione, associati alla perdita di slancio vitale. Cresce il disinteresse per le normalità attività e si sperimentano sentimenti di distacco e inadeguatezza nello svolgimento delle incombenze quotidiane anche per il consistente venir meno della quantità di energia psichica a disposizione.
Anche la nozione del tempo è modificata: il suo scorrere continuo rallenta fino a fermarsi; il depresso ha la sensazione che la giornata sia interminabile, che tutto sia fermo, stagnante.
L’autosvalutazione e il disprezzo di sé, sono talvolta accompagnati da un incessante ruminare su sbagli e colpe lontane nel tempo. Il futuro appare privo di speranza, e il passato vuoto e inutile. Emergono inevitabili sensi di colpa e previsioni di rovina e miseria.
Il DSM-V indica i criteri diagnostici per l’episodio Depressivo Maggiore:

  • Tono dell’umore depresso
  • Perdita di interesse per le attività quotidiane
  • Diminuzione dell’appetito e calo del peso corporeo
  • Disturbi del sonno quali insonnia o ipersonnia
  • Agitazione o rallentamento psicomotorio
  • Faticabilità e mancanza di energia
  • Sentimenti di autosvalutazione o di colpa eccessivi o inappropriati
  • Ridotta capacità di pensare, di concentrarsi o di prendere decisioni
  • Pensieri ricorrenti di morte

Le forme di depressione si dividono in 3 grandi gruppi clinici:

  • Depressioni endogene:  sono le forme classiche di depressione, note fin dall’antichità con il termine di melanconia. Comprendono sia le depressioni periodiche, costituite solo da fasi depressive, che le depressioni cicliche che alternano la fase depressiva a quella maniacale
  • Depressioni somatogene: hanno un rapporto di dipendenza causale con una malattia organica (tumore cerebrale, paralisi progressiva, arteriosclerosi, ecc.) o con una disfunzione somatica (infezioni, intossicazioni, interventi chirurgici, ecc.)
  • Depressioni psicogene: trovano la loro spiegazione in motivazioni psicologiche riconoscibili

Le cause della depressione vanno ricercate fra:

  • Ipotesi biologiche : sono state formulate sulla base di osservazioni cliniche che indicavano un legame fra i livelli di noradrenalina, serotonina e dopamina e l’insorgere di sintomi depressivi.

Le ipotesi di coinvolgimento del sistema neuroendocrino sono avvalorate dalle anomalie sull’asse ipotalamo – ipofisi – surrene e sull’asse ipotalamo – ipofisi – tiroide, spesso riscontrate nei pazienti affetti da disturbo bipolare e depressione.

  • Ipotesi psicodinamiche: focalizzano l’interesse sulle esperienze del primo periodo della vIta analizzando i significati di eventi precipitanti e il loro effetto su un rigido e non funzionale sistema psichico:
    • Freud – raffronta le dinamiche della depressione malinconica con quelle del lutto. Diversamente da questo, nel primo caso la perdita oggettuale non è reale ma emozionale; inoltre il paziente percepisce una forte perdita della propria autostima, accompagnata da autoaccuse e sensi di colpa. La svalutazione di sé viene spiegata come il risultato di una rabbia intensa che viene rivolta al proprio interno, in quanto il Sé del paziente si è identificato con l’oggetto perduto
    • Klein – interpreta gli stati maniaco – depressivi come riflesso del fallimento infantile nello stabilire dei buoni oggetti interni, ovvero nell’incapacità a superare la posizione depressiva dell’infanzia. Il paziente depresso è preoccupato di aver trasformato, a causa della propria aggressività e distruttività, i “buoni” genitori interni in persecutori.

Sia Freud che Klein considerano l’aggressività come centrale per la comprensione della depressione.

    • Jung – interpreta la depressione come un contenimento di energia, incapace di liberarsi. È importante capire cosa impedisce a questa energia di liberarsi e quali sono i suoi significati. La depressione viene anche vista come collegata a momenti di regressione nei loro aspetti rigenerativi e arricchenti (“nel silenzio e nel vuoto che precedono il processo creativo”)
    • Arieti – ipotizza che il paziente gravemente depresso viva non per sé stesso, ma per un’altra persona che definisce “l’altro dominante”.  Questo altro dominante può essere una figura genitoriale, il coniuge, ma anche un’organizzazione o un ideale. Pur riconoscendo quanto sia sconveniente vivere per qualcuno o qualcosa d’altro, il paziente non riesce a cambiare e continua ad aderire rigidamente ad un piano di vita non realistico. Il mancato raggiungimento del suo impossibile obiettivo provoca la posizione depressiva.
  • Ipotesi cognitiva: Beck spiega la depressione come una distorsione della triade cognitiva composta da aspettative negative nei confronti dell’ambiente, un’opinione negativa di sé e aspettative negative per il futuro, aspetti che divengono quindi cause invece che conseguenze. Ne consegue che per uscire dalla depressione occorre correggere la cognizione delle proprie esperienze e la distorsione del concetto di sé.

Le terapie a orientamento cognitivo (come pure i trattamenti farmacologici) pongono attenzione alla risoluzione dei sintomi, ovvero i comportamenti disadattativi conseguenti al disagio.
Le terapie dinamiche, al contrario, cercano di superare la dimensione sintomatologica andando a ricercare nel profondo la ragione del fenomeno depressivo.
L’approccio psicosomatico si differenzia da entrambi gli approcci in quanto da un lato considera insufficiente e non risolutivo fermarsi al sintomo, dall’altro non mira a scoprire l’origine del disturbo bensì il senso, il significato del fenomeno depressivo, che accade qui e ora.
Secondo il Dr Raffaele Morelli, fondatore dell’ Istituto di Medicina Riza psicosomatica presso cui ho conseguito la specializzazione, il nostro stile di vita è il vero responsabile: commettiamo ogni giorno gli stessi errori che arrivano a spegnere la parte più antica e profonda del nostro cervello, quella ipotalamica e limbica, dove abita la nostra natura più vera.

  • Ripetiamo azioni identiche: la nostra vita è cadenzata da abitudini ferree
  • Parliamo per frasi fatte: ad ogni situazione rispondiamo con frasi precostituite. Non sopportiamo il silenzio,
  • Recitiamo un  personaggio: un tempo siamo piaciuti così e pur di continuare ad essere apprezzati, diventiamo la caricatura di noi stessi
  • Perseguiamo obiettivi inutili: lavoriamo 12 ore al giorno, ci muoviamo in modo doveristico, vogliamo la macchina più potente, la casa più bella
  • Riempiamo la mente di cose inutili: preconcetti, dubbi, ideali, convenzioni

La depressione, con i suoi simboli, diventa allora il tentativo del cervello di liberarci da progetti di vita innaturali, artificiali, ci spinge verso l’originalità, ci stimola alla ricerca del nostro talento e creatività.
La depressione ci costringe a spegnere i riflettori dal personaggio che stiamo recitando, ma che non ci appartiene più e ci obbliga a portare in scena la nostra nuova identità.
Ci fa sentire piatti, vuoti, assenti, immobili perché è proprio così che siamo. Diventa l’unica possibilità di sfuggire alla nostra vita scontata.
In definitiva, quindi, invece di leggere i sintomi della depressione in chiave negativa, possiamo cogliere l’occasione per trarre dal dolore della depressione il potere della propria rinascita.
Nel silenzio, nella solitudine, nell’immobilità, nell’assenza di desideri, nel buio, nel rifiuto del cibo, nell’assenza di affetti, nella fatica a concentrarci possiamo leggere il tentativo della nostra Anima di disintossicarci dalle parole inutili, liberarci da modelli e identificazioni “fasulli”, interrompere azioni ripetitive e meccaniche, allontanare giudizi e false certezze, mettere la giusta distanza fra noi e gli altri, trovando spazio, in questa sorta di “sosta rigeneratrice”, per essere finalmente persone autentiche.


Dott.ssa Stefania Paparella
Psicologa Psicoterapeuta

Dott.ssa Stefania Paparella
Psicologa Psicoterapeuta
Iscritta all’Albo degli Psicologi della Lombardia dal 03/03/2004 con n. 7962
P.I. 05221830960