Ossessioni e compulsioni

“Non c’è alcuna utilità nel preoccuparsi di cose sulle quali non hai alcun controllo, e se ne hai il controllo, puoi fare qualcosa riguardo ad esse invece di preoccuparti” (Stanley C. Allyn)

Arbeit match frei “il lavoro rende liberi”, erano le famigerate parole all’ ingresso di Auschwitz e altri campi di concentramento nazisti. Questo motto è senza dubbio uno dei più terribili e iniqui che siano mai stati usati per ingannare gli esseri umani. Ad Auschwitz infatti il lavoro non avrebbe salvato quasi nessuno. Malgrado ciò, i prigionieri si aggrappavano tenacemente a quell’idea mentre cercavano disperatamente di mantenere viva la speranza di sopravvivenza. Ed ecco l’autoinganno delle persone affette da disturbo ossessivo – compulsivo (DOC): “I rituali mi rendono libero” libero dall’ansia, dalle ossessioni, dalla responsabilità e dall’emozione di colpa. Eppure, è proprio questa convinzione ciò che porta le persone che soffrono di DOC a instaurare una serie di circoli viziosi che mantengono e alimentano il loro problema invalidante e complesso.
Il metodo che utilizzo per approcciare questa tipologia di pazienti è quello che unisce la Terapia Cognitivo Comportamentale, ad oggi il metodo più promettente in questo campo, alla Mindfulness (in italiano Consapevolezza)  .

In pratica prima, attraverso le pratiche di Mindfulness, si aiuta il paziente a gestire quegli stati d’animo ed emozioni  nei confronti dei quali egli si sente impreparato (ansia, colpa, senso di instabilità, insicurezza nelle proprie percezioni),  e poi si pratica l’ Esposizione consapevole con Prevenzione della Risposta (ERP), cavallo di battaglia della Terapia Cognitivo Comportamentale per il DOC, ovvero si aiuta molto gradualmente il paziente a entrare in contatto con le situazioni temute, tollerando l’ansia, anziché mettere in atto le compulsioni.

Dott.ssa Stefania Paparella
Psicologa Psicoterapeuta